Umberto I – 20 lire 1879-1897
Il marengo d’oro da 20 lire a nome di Umberto I (6,45 grammi a titolo 900 millesimi, per 21 millimetri di diametro) viene battuto nella Regia Zecca di Roma – unica officina monetaria italiana rimasta attiva assieme a quella di Milano – su modelli di Filippo Speranza. Rispetto all’analoga moneta di Vittorio Emanuele II, oltre al ritratto del Re viene “attualizzato” anche il rovescio, dove appare ora uno stemma sabaudo più moderno, fra rami d’alloro e di quercia, coronato e decorato del Collare dell’Annunziata, la massima onorificenza della Real Casa che rende gli insigniti “cugini del Re”. E’ un’Italia, quella di fine Ottocento, dove un maestro in pensione percepisce ogni anno – ce lo ricorda De Amicis nelle pagine di Cuore – appena “qualche centinaio di lire di pensione”, mentre il padre del piccolo scrivano fiorentino guadagna 3 lire per trascrivere, a lume di candela, 500 nomi e indirizzi su altrettante fascette postali. Nel 1894, in piena epoca umbertina, viene istituita la Banca d’Italia che, dal 1926, sarà l’unico Istituto di emissione di cartamoneta italiano.
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